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Le commedie |
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Lu meducu de paese
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Le varie scenette, ambientate in un paese tipico di fine anni settanta, sono state magistralmente rese simpatiche dalla vena artistica e poetica dell’autore.
È chiaro che il medico, il parroco, l’impiegato comunale e il maestro sono i depositari della cultura e di tante confidenze di persone alla buona, che ora all’uno, ora all’altro, aprono i loro sentimenti, i loro timori, le loro ansie, le loro preoccupazioni.
Questa volta è il medico che senza tralasciare nulla per curare i propri pazienti ci offre un quadro abbastanza chiaro ma anche un po’ gustoso e piuttosto spinto di ciò che capita nella sala d’aspetto come nel suo ambulatorio in una giornata di lavoro.
Se i fatti non fossero così capitati, l’autore ce li fa sognare. Tanto, tutti siamo uomini… e non caporali…!
Angelo Paci |
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Li sòrdi fa jì l'acqua per nenzù |
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"Li sordi fa jì l'acqua per-nenzù" è un gioiello di perspicacia per come analizza una situazione che si verifica in una casa contadina nei primi anni sessanta, dove il problema fondamentale è quello di lavorare.
Chi è poco incline al lavoro è, quindi, malvisto fino a dover rinunciare al matrimonio o a vivere in condizioni disagiate.
A tutto, però, pensa la mamma che, assidua devota della chiesa, sempre premurosa verso questo figlio, cosa fa?...
State attenti e gusterete tante situazioni che, forse, i più anziani ricorderanno.
Angelo Paci |
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Quello
che se fa se rtròa! |
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"Quello che se fa… se rtròa" è un vecchio detto molto diffuso e ancora di moda.
In passato era la raccomandazione dei nonni e dei genitori; a volte oggi, anche se raramente, lo diciamo ai nostri figli per far capir loro che nella vita, per avere la fiducia e l’amicizia degli altri, bisogna comportarsi sempre bene, essere responsabili ed avere il rispetto per tutti e per tutto. È questo il filo conduttore della commedia.
In una semplice famiglia dei nostri tempi, lui, Giuseppe, cantoniere da poco in pensione, ha lasciato il lavoro e si ritrova spesso al bar con gli amici a bere qualche bicchiere di troppo.
Lei, Anna Maria, moglie brontolona e insoddisfatta, si lascia andare in una situazione piuttosto pericolosa che la induce ad accogliere piacevolmente speciali complimenti dai soliti “amici”: si sa come questo gioco poi vada a finire.
La storia ha qualcosa di molto verosimile ed è piuttosto frequente: prestate attenzione allora alla vicenda e così capirete quanto è bene ricordare che, nella vita, in tutte le cose, prima o poi, “Quello che se fa… se rtròa”.
Marcello Pistolesi |
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Chi è più lèsti se la guadagna! |
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Ambientata in una casa contadina primi anni sessanta, dove tra i tanti problemi che Vince' e Nenèlla (moglie e marito), hanno per mandare avanti la propria famiglia, se ne aggiunge uno molto importante: la sistemazione dei loro quattro figli. In quegli anni, in alcune famiglie, si rispettava ancora un'antica usanza per cui il primogenito doveva sposarsi per primo, poi il secondo e così via... ma all'improvviso succede qualcosa che rovina i piani all'intera famiglia; vediamo allora come se la caveranno Vince' e Nenèlla per uscire da questa situazione. |
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Mortu un papa... se ne fa 'n atru! |
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Una storia dei nostri tempi, molto attuale. Personaggi principali di questa vicenda: Severino e Giuseppina, entrambi vedovi da poco, che abitano in un vicolo di paese, uno di fronte all'altra. Per farvi più partecipi di questa storia, non vogliamo anticipare la trama; vi lasciamo pensare, immaginare, ascoltare e vedere se quello che vi raccontiamo è frutto della nostra immaginazione o cose che vediamo spesso nella vita di tutti i giorni. Abbiamo cercato di ironizzare, di scherzare e speriamo anche di far riflettere, su un tema molto forte, che riguarda noi tutti, come la morte, il rimanere vedovi e la solitudine. Speriamo che chi segue i nostri spettacoli capisca lo spirito e l'ironia, con cui cerchiamo di raccontare una realtà che a volte, se non ci tocca da vicino, non vediamo o facciamo finta di non vedere.
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Li parendi de Roma |
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Ambientata negli anni settanta è un divertente spaccato su due famiglie di origine marchigiana, l'una rimasta nella terra natale, l'altra, illusa dal fascino della città, trasferitasi a Roma con la speranza di ammorbidire e svecchiare il proprio stile di vita.
La mano dell'autore è manifesta in ogni tratto dell'opera, pronta ora a suscitare risate del pubblico con spontanee battute per niente volgari, ora a far riflettere il pubblico stesso su delle vicende di vita famigliare come fossero degli specchi.
E' tra l'altro interessante sentire vicini due dialetti, quali quello marchigiano e quello romano, confondersi all'interno delle stesse battute, adoperare la stessa ironia per far divertire tutti, "si spera", allo stesso modo. |
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Lu Vaùlle |
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Questa storia ci racconta di una famiglia contadina anni 60. Di questi, la prima figlia "Dilina", viene chiesta in sposa da un benestante di nome Arcibaldo, detto Arcì, (molto più vecchio di lei e all'apparenza anche un po' ritardato).... questi, è figlio unico di Sora Cecilia (maestra) e Sor Gaetano (notaio). Achille e Santina, genitori della futura sposa, non sapevano come poter riempire quel Baule che di solito si usava aprire per mostrarne il contenuto (il corredo dato dalla famiglia in dote alla sposa) ai genitori dello sposo al momento della loro visita.
L'usanza voleva appunto che, durante la sera nella quale lo sposo andava a fare promessa di matrimonio presso la famiglia della sposa, accompagnato dai propri genitori, fosse mostrato il baule ed il suo prezioso contenuto. Achille e Santina erano anche consapevoli, che i genitori dello sposo non erano affatto contenti che il loro maturo rampollo si fosse innamorato di un ragazza che non apparteneva al loro rango sociale...! Vediamo allora cosa architetterà questa famiglia per mandare a buon fine una imperdibile occasione! |
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